Tenta il suicidio in carcere e in ospedale scopre di avere il Coronavirus
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Tenta il suicidio in carcere e in ospedale scopre di avere il Coronavirus   

23/04/2020 


 
Tenta il suicidio e si scopre che è positivo al coronavirus. Verranno attivati già da questa mattina tutti i protocolli per arginare il rischio di contagi in carcere a Padova dove un detenuto ha contratto, seppur in forma asintomatica, il Covid-19.
 
Martedì sera l'uomo, un italiano che è recluso al circondariale, voleva farla finita: nel tentativo si è leggermente ferito ed è stato immediatamente bloccato e soccorso dagli agenti della Polizia penitenziaria in servizio durante quel turno. L'uomo, una volta ricoverato in Pronto soccorso al Giustinaneo, è stato sottoposto al triage e trasferito nel reparto di psichiatria. Dopo qualche ora è giunto il risultato del tampone. Il detenuto è risultato positivo, pur non avendo mai nei giorni scorsi mostrato segni evidenti di febbre, tosse o problemi al gusto. Si tratta del primo recluso al Due Palazzi contagiato, dove adesso la situazione preoccupa sia gli agenti sia gli altri carcerati.
 
Leo Angiuilli, segretario del Triveneto dell'Uspp, uno dei sindacati dei baschi blu, chiede, anche sulla scorta di quanto sta avvenendo nel carcere di Verona dove i contagiati sono una cinquantina, verifiche a tappeto. "Devono essere immediatamente eseguiti i tamponi o i test sierologici a quelli che hanno avuto un contatto diretto con questo soggetto risultato positivo. Finora le analisi sono state fatte solamente a detenuti che abbiano patologie o a chi proveniva da un altro istituto. Padova deve immediatamente seguire tutti i protocolli sanitari previsti, sia per la tutela degli agenti, sia per quella delle loro famiglie.
 
A noi non risultano agenti contagiati (nelle scorse settimane erano trapelate voci differenti, ndr), quindi questo è il primo caso in tutta la struttura detentiva. tamponi -continua - inizieranno con chi è stato a contatto diretto con l'uomo e poi a pioggia dovranno essere fatti a tutta la popolazione carceraria. Paura di eventuali rivolte? Noi non vogliamo creare allarmismi, stiamo solo chiedendo che venga seguita la procedura in maniera corretta ed efficace. Vorremmo evitare che si verificasse la stessa situazione che è in atto a Verona. Vanno fatti i test in maniera capillare e non a macchia d'olio dato che molti di noi adesso potrebbero portare nella propria abitazione il virus con conseguenze preoccupanti per i nostri familiari".
 
Il timore è che in via Due Palazzi accada qualcosa di simile a quanto successo a Montorio, dove ci sono 29 detenuti contagiati e una ventina di agenti positivi di cui uno finito in rianimazione dopo una preoccupante crisi respiratoria. Nella città scaligera il focolaio sarebbe scoppiato nella terza sezione, quella dedicata a stupratori, pedofili e condannati da maltrattamenti tanto da essere denominata ormai "Sezione Covid", mentre non è ancora chiaro in quale braccio fosse l'aspirante suicida a Padova.
 
"È una storia senza fine quella che si sta vivendo attualmente nelle carceri italiane - avevano spiegato solo l'altro ieri tutte le organizzazioni sindacali dei baschi blu - troppi sono stati i silenzi assordanti del dipartimento Amministrazione Penitenziaria nella gestione dell'emergenza epidemiologica che da tempo sta flagellando il panorama nazionale. Gli approvvigionamenti puntuali di dispositivi di protezione e l'attuazione di concreti ed efficienti protocolli sanitari sono di fondamentale importanza per tutelare tutta la collettività penitenziaria"
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Corriere del Veneto