Niente soldi per lo scuolabus: i bambini rimangono in carcere invece di andare a scuola
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Niente soldi per lo scuolabus: i bambini rimangono in carcere invece di andare a scuola  

24/10/2016 


C’era una volta un bel progetto: i bimbi di Rebibbia nei nidi fuori dal carcere, ogni giorno dal lunedì al venerdì cinque «ore d’aria», un piccolo viaggio-evasione lungo la Tiburtina accompagnati dall’associazione «A Roma Insieme-Leda Colombini», strenua sostenitrice delle mamme detenute e dei loro figli. Una conquista enorme, per chi conosce quel mondo, aprire le porte del carcere almeno ai minori, eppure anche quest’anno, ormai per il secondo anno scolastico, il problema appare più grande delle istituzioni: senza soldi, e quindi senza bando di gara, manca anche l’essenziale servizio di trasporto per i quattro bambini - appena quattro - che hanno dato la loro adesione e vorrebbero partecipare al progetto.

«Comune e Municipio a Pasqua si presero l’impegno - raccontano dall’associazione - Cercavano 30 mila euro per finanziare il servizio, non abbiamo più avuto certezze». La prima lettera d’aiuto dell’associazione A Roma Insieme, dieci giorni fa, è arrivata ai garanti nazionale e regionale dei detenuti, Stefano Anastasia e Mauro Palma e, per conoscenza, anche al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. «Per il secondo anno consecutivo - scrive e spiega la presidente Gioia Cesarini Passarelli - non è stato attivato il servizio di trasporto dei bambini, nei cinque giorni della settimana, dal carcere agli asili nido esterni della zona Tiburtina, mentre è per noi motivo di onore rammentare che è stata a suo tempo Leda Colombini, fondatrice della nostra associazione, a vincere questa battaglia che ha permesso ai bambini di “uscire” dal carcere per frequentare una scuola.

Ci piace anche ricordare che questa battaglia vinta venne riconosciuta come una conquista reale di civiltà a livello nazionale». E invece qua, a Roma, manca la navetta: «Non hanno prodotto risultati - continua la presidente - le nostre segnalazioni ed i nostri richiami alle autorità locali: la realtà è che questo servizio da oltre un anno non è attivato, omissione che non trova alcuna giustificazione e troviamo francamente inaccettabile una sorta di rimpallo di responsabilità tra vari soggetti istituzionali (ente locale, autorità penitenziaria), che non sono stati in grado di fornire una soluzione».

Contestualmente, è partita anche una seconda lettera, questa rivolta alla presidente del IV Municipio Roberta Della Casa (M5S): «Il fatto che siano numericamente pochi i bambini del nido di Rebibbia, converrà, non attenua minimamente la gravità del danno per loro». Semmai un’aggravante: «reclusi» nell’asilo interno del carcere ci sono sedici bambini, di questi appunto solo quattro avrebbero bisogno di un passaggio, di un’auto, di un piccolo pullman, qualunque cosa possa accompagnarli verso la «normalità» dei loro coetanei.
«Adesso, con queste lettere, abbiamo sensibilizzato tutti - conclude Gustavo Imbellone dell’associazione -: speriamo si capiscano le esigenze dei bambini che già vivono in condizione di estrema fragilità».

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