Saranno i detenuti, in tre carceri italiane, Bollate a Milano, Rebibbia a Roma e Salerno, a produrre mascherine per il personale degli sitituti penitenziari. 400mila al giorno. Con 320 detenuti coinvolti, 8 macchinari tecnologicamente avanzati, 3 stabilimenti produttivi situati all’interno di altrettante sedi penitenziarie. È questo il progetto, siglato oggi, per la produzione industriale di mascherine protettive realizzato in partnership fra il ministero della Giustizia e il commissariato per l’emergenza Covid-19. D’accordo il Guardasigilli Alfonso Bonafede e Domenico Arcuri.
Come rende noto il ministero della Giustizia “la produzione servirà a soddisfare prioritariamente il fabbisogno di dispositivi protettivi in dotazione al personale che opera negli istituti penitenziari su tutto il territorio nazionale”, ovviamente servirà “ai detenuti in base alle indicazioni delle autorità sanitarie” e consentirà anche, secondo quanto assicura via Arenula, “di mettere a disposizione della Protezione Civile l’abbondante parte residua per essere distribuita alle altre amministrazioni impegnate a fronteggiare l’emergenza sanitaria, prime fra tutte le strutture ospedaliere”.
Secondo il ministro Bonafede si tratta di “un grande progetto industriale che nasce in un momento di particolare emergenza nazionale nel quale tutti stanno producendo il massimo sforzo per fronteggiare la diffusione del contagio da Covid-19. Grazie alla professionalità di tutti gli operatori dell’Amministrazione Penitenziaria, con la collaborazione del Commissario Straordinario Arcuri, anche i detenuti daranno il loro contributo in questa emergenza”.
Arcuri aggiunge che “le prime sei macchine, che saranno acquistate dalla struttura del Commissario Straordinario e concesse a titolo gratuito all’Amministrazione Penitenziaria, arriveranno a metà aprile e saranno dislocate nei tre stabilimenti industriali individuati presso gli istituti di Milano Bollate, Salerno e Rebibbia presso il Servizio di Approvvigionamento e Distribuzione Armamento e Vestiario”. Partiranno subito Rebibbia e Salerno.
Secondo Arcuri “ciascuna macchina sarà in grado di assicurare la produzione di 50mila pezzi al giorno” e vi lavoreranno 40 detenuti distribuiti in quattro turni da sei ore ciascuno. Arcuri aggiunge che i detenuti “saranno selezionati in base alle competenze personali e alle attitudini professionali maturate e verranno adeguatamente formati all’utilizzo dei macchinari e regolarmente contrattualizzati e retribuiti, con stipendi a carico dell’Amministrazione Penitenziaria”. Il ciclo produttivo, come precisa il commissario Covid-19, comprenderà anche la ricezione e preparazione del tessuto non tessuto (TNT), nonché lo stoccaggio e la sanificazione delle mascherine.
Repubblica.it