Confermata la decisione del magistrato di sorveglianza Dal supercarcere di Novara, dove sta scontando una condanna definitiva per delitti mafiosi, ci ha provato in tutti i modi per non pagare l'avvocato. Già il giudice di Sorveglianza di Novara, pronunciandosi nel 2014 fa su una delle sue tante richieste, aveva espresso parere negativo.
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Lui non si è arreso e ha proseguito la sua battaglia. Ora è arrivato anche il "no" della Cassazione: Alessio Attanasio, 46 anni, considerato esponente di spicco dei clan siracusani, non ha diritto al patrocinio gratuito a spese dello Stato. Questo perché tre anni fa un pentito ha rivelato che le cosche stavano supportando economicamente la sua famiglia.
Detenuto dal 2001 con i beni confiscati, Attanasio aveva presentato ricorso contro le ordinanze con cui, a marzo, il magistrato di Sorveglianza gli aveva negato i benefici previsti per i non abbienti pur ammettendo che i modesti sussidi periodicamente corrisposti dall'anziana madre e i risultati scolastici conseguiti facciano presumere che non percepisca più profitti o redditi da attività illecite di origine mafiosa. A supporto della decisione il giudice aveva citato, fra l'altro, un'informativa del 26 giugno 2014 della procura di Catania da cui risultava che, secondo un pentito, "sino a luglio 2013 un'associazione criminale di tipo mafioso avrebbe inviato uno "stipendio" ai familiari". La Suprema Corte ha sottolineato che si tratta solo di un "elemento investigativo da approfondire", ma concluso che il tribunale di Novara ha fatto bene a tenerne conto.
La lettera scritta al Papa - Non è la prima volta che Attanasio passa alla ribalta delle cronache per le sue richieste e le battaglie legali. Nel 2013 aveva spedito da Novara una lettera a Papa Francesco. Essendo scritta in spagnolo, aveva attirato l'attenzione dell'ufficio censura di via Sforzesca. Nel 2014 aveva fatto ricorso al Tar perché non aveva ricevuto due libri di Isabel Allende, in spagnolo, che voleva leggere. Il giudice di Novara gli aveva dato il via libera e lui, dopo mesi di inutile attesa, aveva presentato un esposto.
La Stampa