Quanti sono 47 anni? Tantissimi, se ne hai passati quasi trenta in carcere. Ma pochi, se hai voglia di ricominciare da capo. Giuseppe Foscherini di anni ne ha appunto 47. E la sua, è una storia di mafia, e di voglia di cambiamento.
Giuseppe non è ancora maggiorenne quando si affilia a una cosca mafiosa. E non ha ancora 18 anni quando entra in carcere per la prima volta. Rapine, estorsioni e non solo. La sua è la storia di un ragazzo arrestato davanti agli occhi increduli del padre: «I miei genitori non mi credevano capace di tanto. Si erano costruiti un “castello” mentale su chi ero, su cosa facevo, su cosa desideravo dalla vita. Me ne rendevo conto, e volevo infrangerlo» racconta. Da Spoleto a Rossano Calabro al carcere di Opera, la storia di Giuseppe è una storia di detenzione ma non solo.
Gli ultimi tredici anni, Giuseppe Pino Foscherini, li ha passati in regime di 41 bis, quello riservato a chi come lui è stato condannato per reati di tipo mafioso. Il suo primo permesso premio in 22 anni l’ha avuto per partecipare a uno spettacolo al teatro degli Arcimboldi. E insieme al teatro, ha scoperto il buddismo. L’arte e la religione, racconta oggi, lo hanno cambiato: «Mi guardo allo specchio e decido di voler essere una brava persona» ci racconta. Quando gli viene accordato il regime di semilibertà, viene ospitato negli alloggi della cooperativa sociale Fuoriluoghi. Lì, si mette a lavorare, tanto che da settembre, da quando ha finito di scontare la sua pena, è assunto come dipendente dalla cooperativa. «In otto mesi sono riuscito a diventare autonomo: ho una casa, un lavoro, la patente. Con l’aiuto di mio figlio sono anche riuscito a comprare la macchina» ci racconta.
Sì, perché Pino, 47 anni e 30 passati in carcere, è anche un padre. Ed è per suo figlio che oggi ci racconta la sua storia. Perché non rifaccia mai i suoi errori. E perché sappia che suo padre oggi è un uomo diverso. Un uomo che rinasce a quasi cinquant’anni. E che sogna di aprire un casolare, che diventi un luogo aperto di preghiera.
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