Don Ciotti :"la memoria delle vittime è sacra, no alla detenzione domiciliare ai 41bis"
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Don Ciotti :"la memoria delle vittime è sacra, no alla detenzione domiciliare ai 41bis"  

28/04/2020 


 "Il diritto alla salute e' sacrosanto e inalienabile, un diritto che va garantito a tutte le persone,detenute o meno, senza distinzioni di sorta: un diritto, non dimentichiamolo, stabilito dalla Costituzione col principio dell'umanita' della pena e della sua funzione sociale, mai
vendicativa. Principio nel quale Libera crede da sempre,impegnandosi a vari livelli per l'umanizzazione dell'intero sistema carcerario, nel rispetto della dignita' delle persone detenute come di chi vi opera". Lo sottolinea il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, affermando che "in questo caso,
pero', non si parla di detenuti comuni, ma di persone responsabili di delitti gravissimi, che hanno colpito al cuore la nostra democrazia e ucciso tanti che la democrazia e la giustizia hanno servito con coerenza e coraggio, sino al sacrificio di se'. Ed e' appunto una memoria sacra, quella
delle vittime delle mafie, come sacro e' il dolore dei loro famigliari. Moniti entrambi, memoria e dolore, a costruire unasocieta' libera dalle mafie e dalla corruzione, la societa' delineata dagli articoli della Costituzione e custodita nel suo spirito" e contro questo spirito "va il provvedimento che
trasforma la detenzione al 41-bis dei boss mafiosi in arresti domiciliari".
 "Tanto piu' inaccettabile - scrive don Ciotti - tale provvedimento, perche' il 41-bis garantisce il distanziamento sociale, perche' nel caso di accertate patologie esistono all'interno del sistema carcerario strutture sanitarie in grado di accogliere e curare al meglio i detenuti malati.
Non ultimo, perche' nessuno di questi boss ha mai dato segni concreti di ravvedimento, collaborando perche' sia garantita giustizia alle vittime e ai loro famigliari". Il "nostro invito - conclude il presidente di Libera - e' di porre al piu' presto rimedio a un provvedimento sotto molti aspetti scellerato,
quali che siano le motivazioni che l'hanno indotto". 
AGI