C’è chi non vedeva i figli o i genitori anziani da anni, altri che non avevano mai avuto il primo “incontro” con il viso dei nipoti. E altri ancora che da tanto tempo sentivano solo la voce dei cari. A causa dell’emergenza coronavirus anche ai detenuti del reparto di alta sicurezza del carcere di Livorno è stato concesso di poter vedere le famiglie via Skype. Una misura, entrata in vigore anche in altri penitenziari italiani, dove proprio a causa dell’epidemia sono state sospese le visite di parenti, mogli e figli. Ora i detenuti della sezione di alta sicurezza del carcere toscano, che fino a prima dell’emergenza non beneficiavano di questa possibilità, hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e al Garante nazionale per i diritti dei detenuti Mauro Palma affinché, passata l’emergenza, resti la possibilità di poter effettuare colloqui in videochiamata con i familiari.
“Chiediamo che questa concessione fatta in questo periodo di emergenza possa essere confermata anche per il futuro allineandoci ad Stati europei, dove questo avviene ormai da anni”, scrivono i detenuti che ricordano che prima dell’emergenza già alcuni istituti di pena, come ad esempio quello di Padova, “davano la possibilità di effettuare le videochiamate anche ai detenuti dell’alta sicurezza e non solo della media sicurezza”.
Nella lettera proseguono: "A Livorno, in questa delicatissima fase, il ruolo di grande equilibrio e capacità del Direttore dottor Carlo Mazzerbo, ma anche in particolare di un Ispettore e un gruppo di agenti della Polizia Penitenziaria, hanno assicurato e garantiscono permanentemente il funzionamento dei collegamenti sia nelle sezioni dei detenuti comuni che di quelli della alta sicurezza. Assicurare diritti e garantire sicurezza sono le azioni che in un istituto di pena vanno sempre d'accordo e in questa fase più che mai impariamo che solo la sensibilità, l'umanità, la professionalità di tutti può salvarci".
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