Il virus è in carcere. Finalmente il Dap ha fornito i dati uffi ciali. 116 agenti contagiati e 19 detenuti. Tra i detenuti il numero è ancora basso, tra gli agenti è altissimo. Gli agenti sono circa 38mila in tutto. Se si fa la proporzione, e la si confronta con i contagiati in tutt’Italia, si vede che tra gli agenti di custodia il contagio è due volte superiore alla media nazionale.
Naturalmente questo dato è tragico e fa capire che se non si provvede subito il carcere può diventare un inferno. Del resto, lo dicono da tempo i sindacati, gli avvocati, i giuristi, gli esperti, i magistrati: tutti. Però il ministro sta lì, imbambolato, non parla, non fa nulla, è solo terrorizzato dall’idea di dover cedere a provvedimenti di clemenza, che lui, in quanto grillino, ritiene il male dei mali e l’orrore morale. Si è mosso anche il Papa per chiedere un provvedimento. Non volete l’indulto, per ragioni di ideologia? Va bene, ci sono altre soluzioni. Quella per esempio indicata dalle Camere penali e dal Riformista: scarcerare subito tutti quelli che hanno meno di due anni da scontare. Più di ventimila persone. Si può fare per decreto, senza perdere tempo. È chiaro a chiunque che le carceri, con questo grado di affollamento, oltre a essere una bomba sanitaria e sociale, sono del tutto illegali.
Cosa ci sta a fare il ministro della Giustizia sulla poltrona da ministro della Giustizia? Ci sono stati già 13 morti nelle carceri italiane, durante una piccola rivolta. Potremmo gridare come gridò il comandante De Falco nelle ore della tragedia della Costa Concordia: «Comandante Schettino, torni subito a bordo!». Torni a bordo, Bonafede. Ma forse è molto meglio chiedere che il ministro lasci il campo. È evidente a tutti che non è il suo mestiere. Troppo rischioso tenerlo ancora lì. Ci vuole un ministro vero, almeno un po’ capace. Possibile che il Pd, Italia Viva, la sinistra di Speranza, non capiscano questa verità elementare?
Il Riformista