ESTERO
Coronavirus - A rischio diritti umani di detenuti palestinesi in Israele
27/03/2020
L’Unione dei comitati palestinesi femminili ha chiesto mercoledì di lanciare una campagna internazionale per l’immediata liberazione di bambini e donne palestinesi nelle carceri israeliane a causa della diffusione del coronavirus.
Il sindacato ha dichiarato in una nota alla stampa che 200 minorenni e 43 donne sono detenuti nelle carceri israeliane in cattive condizioni, tra cui madri e persone affette da diverse patologie.
Le loro vite correranno un rischio maggiore se il coronavirus entrerà nelle carceri israeliane, afferma la nota, dato che il Servizio penitenziario israeliano non fornisce ai detenuti i prodotti di pulizia necessari per mantenere le routine igieniche minime.
Il ministero palestinese per gli Affari femminili, l’Unione generale delle donne palestinesi, il ministero degli Affari prigionieri e diversi centri per i diritti umani hanno chiesto la più grande partecipazione alla campagna locale e internazionale per salvare bambini e donne palestinesi nelle carceri israeliane.
Ieri mattina inoltre, attivisti per i diritti umani hanno presentato una petizione urgente alla Corte Suprema israeliana contro le norme di emergenza emanate a causa della crisi del Coronavirus, che impedisce agli avvocati e ai familiari di incontrare i prigionieri palestinesi.
La decisione, annunciata il 15 marz, stabilisce che i prigionieri politici, ai quali viene di solito negato il diritto di usare il telefono in carcere, possono consultarsi telefonicamente con i loro avvocati solo in caso di imminente udienza giudiziaria.
Due firmatari della petizione, l’Associazione Addameer per il supporto e i diritti umani ed il Centro per i diritti legali israeliano Adalah hanno entrambi sottolineato che il governo israeliano ha imposto le restrizioni senza alcuna autorità legale e che dovranno essere revocate.
L’avvocato Abeer Baker, esperto di incarcerazione che rappresenta i prigionieri comuni e politici, ha dichiarato alla rivista +972 che “non si possono negare ai detenuti i loro diritti solo a causa della paura di una pandemia”. Ha spiegato: “loro sono completamente disconnessi [dal mondo esterno] e [la situazione] può continuare in così per mesi”.
L’incontro con gli avvocati è uno degli unici modi in cui i prigionieri, molti dei quali sono rinchiusi da anni, possono comunicare con il mondo esterno. Qualunque siano le sfide poste dalla crisi del Coronavirus, l’avvocato di Adalah, Aiah Haj Odeh, ha insistito sul fatto che alle autorità israeliane non dovrebbe essere permesso di decidere sui diritti umani fondamentali. “Il diritto internazionale richiede che Israele debba riconoscere il diritto dei prigionieri e dei detenuti di visitare la famiglia e di consultare gli avvocati ed accedere ai tribunali”, ha aggiunto.
(Infopal.it)