Un ritorno alla gestione pubblica delle carceri inglesi? Non solo gli Usa hanno messo in discussione la privatizzazione degli istituti penitenziari, ma anche l’Inghilterra inizierà una discussione sul coinvolgimento del settore privato nel sistema carcerario del paese. Soprattutto dopo che il ministero della Giustizia del Regno Unito è stato costretto a prendere il controllo del carcere di Birmingham togliendone la gestione all’azienda privata G4S, dopo un’ispezione che ha mostrato un preoccupante livello di degrado. L’ispettore capo delle carceri, Peter Clarke, ha detto che c’è stato un «drammatico deterioramento» nella struttura di Birmingham dall’ultima ispezione che risale all’inizio del 2017. I detenuti sono organizzati in bande, gli ispettori hanno visto persone sotto l’influenza di alcolici o droghe e sono stati testimoni, proprio durante la visita di controllo, di un incendio doloso in un parcheggio teoricamente riservato al personale. Le aree comuni erano sporche, con scarafaggi, parassiti, sangue e vomito, e le finestre dell’edificio erano danneggiate o non c’erano affatto. Nella sua lettera al Segretario di Stato per la giustizia del Regno Unito David Gauke, l’ispettore ha detto che c’era «un bisogno urgente e pressante di affrontare lo squallore, la violenza, la diffusione di droghe e la pesante mancanza di controllo». G4S è un’azienda britannica che opera a livello mondiale nel campo dei servizi di sicurezza e aveva ottenuto, nel 2011, un contratto di 15 anni per gestire il carcere di Birmingham.
LA STORIA DELLA GESTIONE PRIVATA
In Gran Bretagna è dagli anni 1980 che la privatizzazione della pena è diventata un investimento finanziario di ampie proporzioni. Dal 1982 in poi, infatti, il governo iniziò a perseguire programmi volti a sostenere iniziative che prevedevano la gestione finanziaria degli istituti di pena con capitale privato. Durante il periodo del governo Thatcher, il rapporto tra il settore privato e il settore pubblico era regolamentato da forti pressioni ideologiche e politiche volte a sostenere una disciplina finanziaria che favoriva il libero mercato. Per quanto concerne il carcere, si riscontrò poco interesse per l’idea di una privatizzazione delle istituzioni penitenziarie, fino al 1986- 1987. Tuttavia già nel 1984, l’Adam Smith Institute, un centro di ricerca fautore del libero mercato, aveva sostenuto la privatizzazione del sistema carcerario nazionale, utilizzando come esempio il modello di carcere privato mutuato dagli Stati Uniti. Seguirono altre proposte da parte di centri di ricerca e di lobby, ma fu solo nel 1986 che una commissione governativa cominciò apertamente a sostenere l’afflusso di capitali privati per la costruzione e la gestione di istituti di pena. Dopo le elezioni del 1987 a seguito di una visita negli Stati Uniti di un sottosegretario del ministero degli Interni, fu posta in atto una partnership tra due imprese britanniche e la Corrections Corporation of America – azienda leader nelle carceri private degli Stati Uniti – con lo scopo di costruire e gestire istituti di pena privati nel Regno Unito. Tale accordo bilaterale confluì nel Criminal Justice Act ( 1991), che per la prima volta nella storia del Paese, permise la gestione di qualsiasi carcere, non solo istituti per la custodia cautelare, da parte di privati. Così nell’aprile del 1992, il Group 4 Security ( l’azienda attualmente sotto l’occhio del ciclone) vinse l’appalto per gestire un nuova realtà penitenziaria costruita appositamente per i detenuti in attesa di giudizio – Wolds – mentre il secondo istituto penale, a Blakenhurst, fu aperto nel 1993.
IL PRIVATO COME L’ANTIDOTO AL SOVRAFFOLLAMENTO
Fin dai primi anni 1990, i governi britannici concessero appalti a ditte private per la costruzione e la gestione delle strutture penitenziarie. La privatizzazione di alcuni servizi carcerari è stata supportata anche in tempi più recenti dal governo di matrice conservatrice e liberal- democratica per far fronte ai problemi di sovraffollamento nelle carceri e con lo scopo di ridurre i costi di gestione della popolazione detenuta in continuo aumento. Nonostante ciò, la popolazione carceraria della Gran Bretagna è in continua crescita. Basta andare direttamente sul sito del ministero della Giustizia ingleprivati se per vedere le statistiche e si nota che gli anni risultano altalenanti: quest’anno 82.728 detenuti, mentre negli anni precedenti come il 2015, il numero totale dei detenuti risultava essere di 85.591 unità, nel 2016 invariato ma con un tasso di suicidi – tra giugno 2015 e giugno 2016 – che si attestavano a 105 casi. Numeri esorbitanti. In un simile panorama, il ruolo del settore privato nel sistema della giustizia penale è ormai consistente, e non mostra segni di miglioramento. Nonostante la forte riduzione del coinvolgimento del pubblico, le carceri private sono soggette a sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi di performance stabiliti dal governo stesso. Ad esempio, un rapporto del lontano giugno 2003 del National Audit Office espresse profonda preoccupazione per una serie di aspetti del servizio fornito in istituti gestiti attraverso il Private Finance Initiative. L’accento venne posto sulla mancanza di personale esperto e sull’eccessivo turnover dello stesso. Come risultato, tale rapporto ha evidenziato come l’ambiente delle prigioni private sia generalmente meno sicuro di quello delle prigioni gestite pubblicamente, dove gli agenti di polizia penitenziaria, in media, hanno più esperienza e professionalità. Il rapporto ha anche messo in luce come i termini dei contratti stipulati con enti non siano stati adeguatamente vagliati, evidenziando contraddizioni e mancanza di trasparenza. Tuttavia, conclude il rapporto, nel complesso, il coinvolgimento del settore privato ha portato benefici al Prison Service, attraverso una maggiore competizione e una specifica esperienza di gestione dei contratti commerciali relativi al Private Finance Initiative.
IL MODELLO VIRTUOSO SCOZZESE
Attualmente – tolto il carcere appena rientrato in gestione pubblica – vi sono in Gran Bretagna 10 carceri private, contrattualmente gestite da società private come Gsl, Serco, G4S Justice Services e da un consorzio di capitali privati come la United Kingdom Detention Services ( Ukds affiliata al gigante americano Correction Corporation of America e all’impresa francese di ristorazione Sodexho ( Wacquant, 2000). In Scozia esiste una sola prigione gestita privatamente da Serco, a Kilmarnock. Lo Scottish Prison Service ( Sps), il dipartimento di Affari penitenziari scozzese, ha dato in gestione a Serco con un contratto di 25 anni, rinnovabile, un istituto di pena ritenuto una delle più moderne strutture penitenziare della Scozia. È considerato un carcere modello dal punto di vista del design e soprattutto perché i detenuti hanno a disposizione uno spazio pro- capite maggiore che in tutti gli altri istituti di pena del Regno Unito. Vi sono 500 celle singole per una capacità massima di 692 detenuti. Molto spesso encomiato per la sua efficienza nel promuovere attività che sostengono il rapporto dei detenuti con le loro famiglie, il carcere privato di Kilmarnock è un carcere di massima sicurezza per detenuti in attesa di giudizio e con condanna definitiva mentre una sezione particolare del carcere ospita detenuti minorenni. Nonostante la gestione del carcere sia completamente delegata al privato, lo Scottish Prison Service ha la possibilità di monitorare l’istituto penitenziario adottando gli stessi criteri utilizzati nella gestione statale degli istituti di pena. Questo modello di partnership e collaborazione ha permesso la creazione di un regime di detenzione basato sull’educazione dei detenuti e su programmi di intervento terapeutico e comportamentale mirati a reclusi con problemi di dipendenza.
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