Ieri mattina la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha svolto l'audizione di Francesco Basentini, capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, sullo stato dell'amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia. Un altro incontro sarà calendarizzato a breve poiché non vi è stato il tempo di rispondere a tutte le sollecitazioni pervenute dai deputati.
Ma veniamo ai punti salienti della relazione esposta. Il tema maggiormente affrontato è stato quello del sovraffollamento, su cui qualche giorno fa si era espresso anche il guardasigilli Alfonso Bonafede, che lo aveva definito "un'emergenza sotto tutti i punti di vista". Secondo i dati ministeriali aggiornati al 31 gennaio, risultano 60.125 detenuti, rispetto alla capienza regolamentare di 50.550. Ma, ha precisato Basentini, "quello che viene definito come sovraffollamento è in realtà un dato sicuramente considerevole e importante, ma che tecnicamente deve essere interpretato.
La capacità detentiva, cioè i 50.546 posti detentivi, non è calcolata in base a quello che è l'indice stabilito dalla famosa sentenza Torreggiani, che individuava in 3 metri quadri per detenuto il posto di decoro, di decenza, ma è stabilita considerando 9 metri quadri per ogni detenuto. Quindi suddividendo la superficie totale di tutti gli immobili penitenziari per 9 metri quadri si è arrivati a stabilire quella che è la capacità cosiddetta regolamentare che è di 50.546". Basentini ha sottolineato che "se fossimo in costante violazione dovremmo pagare decine e decine di milioni di sanzioni: questo non avviene perché si calcola la capacità regolamentare, che ci permette di ospitare ancora detenuti".
Una buona parte della popolazione è composta da extracomunitari, in particolare provenienti da quattro Paesi: Tunisia, Algeria, Romania e Albania. Alcuni di questi Stati, ha dichiarato il responsabile del Dap, "sono al centro di tavoli e accordi di governo per agevolare il trasferimento nel Paese di origine". Un'altra strada che il Dap intende intraprendere è quella di creare nuovi reparti, nuove sezioni, nuovi istituti di pena scongelando le somme dell'ex piano carceri ma anche mediante la riqualificazione di ex caserme: "Sono stati individuati tre siti di potenziale interesse: il primo a Pozzuoli, il secondo a Casal Monferrato, il terzo vicino a Bari". Nel capoluogo pugliese, ha aggiunto, "una caserma potrebbe essere utilizzata come cittadella giudiziaria, la seconda per un nuovo istituto penitenziario".
Un'altra criticità dell'amministrazione penitenziaria è quella che riguarda il personale: "Dal 2015 c'è stato un percorso di gestione che ha ridotto drasticamente la pianta organica", ha denunciato Basentini, "il personale è sceso da 44mila a 40mila unità, ma con le pensioni e altre uscite oggi si contano 36mila persone, 4mila in meno di quanto prevede la legge Madia. Se si considera il vecchio organico mancano all'appello 8mila persone". E a tal proposito il ministro Bonafede aveva ricordato che "nel 2019 saranno assunti 1.200-1.300 agenti di polizia penitenziaria".
Per quanto riguarda il lavoro nelle carceri, il Dap, ha concluso Basentini, "sta puntando molto sul lavoro di pubblica utilità. Ne è un frutto il protocollo ' Mi riscatto per' che stiamo portando avanti con tutti i Comuni metropolitani. L'intenzione è di estendere il modello a tutti gli altri enti locali interessati".
Critiche alle dichiarazioni di Basentini sono giunte dall'Unione Camere penali, tramite l'avvocato Riccardo Polidoro, responsabile dell'Osservatorio carcere: "Si vuole far credere che i detenuti vivano in 9 metri quadri: basta con le alchimie matematiche. Le carceri scoppiano. Il sovraffollamento esiste e lo verifichiamo costantemente nelle nostre visite". I penalisti annunciano anche "lo stato di agitazione in vista di azioni di protesta più rilevanti, qualora non vi fosse un'immediata inversione di rotta. Occorre intervenire con urgenza, recuperando i lavori delle Commissioni ministeriali per la riforma dell'ordinamento penitenziario".
Anche Rita Bernardini, componente della presidenza del Partito radicale, ha contestato quanto dichiarato da Basentini sul sovraffollamento: "Nelle celle di 10 metri quadri, progettate per ospitare una persona, troviamo nella quasi totalità dei casi 2 detenuti: dove starebbero i 9 metri quadri a recluso?
Per non parlare dei cosiddetti camerotti, ancora più sovraffollati, e dei posti inagibili calcolati dal Dap nella capienza regolamentare. Il problema del sovraffollamento è fondamentale non solo perché costringe i detenuti a vivere in spazi ristretti (i maiali per precise direttive europee hanno diritto a più spazio), ma perché si ripercuote sulla vita quotidiana nell'istituto concepito per ospitare un numero determinato di persone".
Il Dubbio