"La decisione della Corte Costituzionale apre una breccia nel muro di cinta del fine pena mai''. Così l'associazione Nessuno Tocchi Caino da anni impegnata, con il Partito Radicale, per l'abolizione dell'ergastolo ostativo. Si recepisce così, almeno per i permessi premio, quanto già stabilito dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo nella sentenza Viola vs Italia che già aveva fatto cadere la presunzione di pericolosità assoluta nei confronti dei detenuti per reati di cui all'art 4 bis, primo comma.
''La decisione della Corte Costituzionale è un primo passo nell'affermazione del diritto alla speranza ed infrange il totem della collaborazione come unico criterio di valutazione del ravvedimento'', hanno dichiarato i dirigenti di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, Sergio D'Elia ed Elisabetta Zamparutti.
''Ora la Corte deve affermare lo stesso per gli altri benefici penitenziari secondo la progressività del trattamento penitenziario. Continueremo in questa lotta, consapevoli di aver fatto bene a perseguire, già quattro anni fa, la via dei ricorsi alle Alte Giurisdizioni per scalfire quello che sembrava intoccabile in nome di una malintesa antimafia che poco ha a che fare con i principi costituzionali, - continuano Bernardini, Zamparutti e D'Elia - cioè la collaborazione con la giustizia come unico criterio di valutazione del ravvedimento, della rottura con logiche criminali del passato e del cambiamento dei detenuti per i reati dell'art 4 bis".